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giovedì 29 ottobre 2009

Caro Marco

In questi giorni ho ripreso in mano alcuni racconti "neri", non solo Lovecraft.
Devo dire che, se da un lato il mio buon cuoricino teme una influenza non del tutto positiva per la cupezza dei racconti, dall' altro mi rendo conto che soltanto "abbracciando" il proprio lato oscuro lo si può esorcizzare. Forse, chissà, non si può fuggire e, in generale, siamo semplicemente più deboli. Il territorio è fragile, muovendosi tra il vincolare questi aspetti di sè e il finirne vittima. Di certo questi racconti hanno la capacità di smuovermi molto l' immaginazione, assai più di altre cose che sarebbero più convenienti..Sono così anche le nostre creature; non ne abbiamo colpa, nè merito alcuno. Di certo è meglio un mostro uscito con sincerità che un angioletto di posa. In fondo la bontà per se stessa, come la "convenienza", si serve del trucco della fede per poi commettere ogni genere di cosa contro ciò che predica (vedi alla voce religione), mentre l' arte ha il pregio di servirsi di trucchi per raccontare ciò che si è, punto e basta. Il concetto di "creatività libera" è uno tra i tanti miscreduti e maltrattati. Tutta l' arte delle famigliole Addams pensa di fare qualcosa di nuovo o interessante, magari controcorrente rispetto al comune percepire (ma chi vuole più essere controcorrente?), ma in realtà si incastra in logiche che sono viceversa del tutto comuni, tra cui l' assumere un tono, una posa. Nel momento stesso in cui si crea una di queste sciocche idee di sè, la creatività ritenuta libera se ne fugge via a gambe levate. Insomma, bisogna fluire e basta. Comunicare solo per urgenza, quando si ha qualcosa da comunicare, per amore del linguaggio, per la capacità di riconoscere un peso a una parola, a un colore, a un suono.