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lunedì 27 settembre 2010

Dialoghi.



Ti diedi due girasoli perchè erano le tue parole
che ascoltai per davvero e portai da te in me e di nuovo da me in te, come un bacio;
poichè avevano l' Importanza.
Di nuove domande e nuove risposte.

Per dirti che ti ascoltai per davvero.
Non erano solo fiori, ma i Tuoi fiori.
Non erano solo fiori, ma le tue parole.


-Che senso ha per una madre un figlio che le cade dalle braccia?
-Il significato di avere delle braccia.
-Esiste l' amore eterno? Si può amare per sempre?
-Esiste l' amore e basta. I dubbi non sono amore: sono paura. Se all' altra persona dai domande, dai la tua paura.
-A che servono i dubbi?
-A non amare.
-Si possono cambiare le proprie azioni?
-Questo è quasi impossibile; non si può avere un effetto diretto sulle azioni. Sarebbe pericoloso e non avrebbe il senso di una saggezza maturata dentro le cose, con la vita vissuta, spesa. Sui sentimenti corrispondenti, però, sì, si può agire. Le azioni sono il risultato finale di un "climax" emotivo o intellettuale che sta all' origine. Lavora sulle "risonanze" che sono la causa del proprio effetto.
-E l'amore rappresentato nelle fiction, in tv al cinema etc?
-E' il risultato di un modo di vivere troppo identificato con le cose. Campano su una visione falsamente distante e falsamente vicina. L' amore che dai è il risultato di ciò che sei. Tutto suggerirebbe che siamo vittime delle circostanze, ma in realtà possiamo essere vittime solo di noi stessi. Ci sono i sentimenti veri, saggi, alti, e i sentimentalismi.
-Si può veramente sapere? Essere saggi?
-Se sei ciò che sai, sì. Spesso chi sa molto, o per meglio dire chi crede di sapere molto, finisce solo. Perchè si barrica in ciò che sa. Come un ricco chiuso dentro una villa; ma quella villa è un castello che cadrà, non certo eterno o veramente valido. Sapere non è catalogare, ma vivere dentro la vita. E poi il dolore è molto sopravvalutato; è uno strumento di maturazione veloce, forse il più veloce, ma serve a traghettare verso qualcosa d' altro, altrimenti è solo marciume. Come mai si soffre tanto per qualcosa che finisce? Perchè noi finiamo con essa. Si muore dentro, e si dà un estremo saluto a quel "noi stessi" di prima e che non tornerà più. Bisogna piuttosto saper morire; pochi hanno la minima consapevolezza di sè per capire cosa si abbandona di sè in un dolore. Oppure si rimane aggrappati lungamente a quel dolore perchè rappresenta un momento in cui, bene o male, si era vivi ,mentre davanti a sè si presenta un oceano sterminato e spesso spaventoso.
-Esiste una capacità di vivere?
-Sì, se vivi le tua capacità.
-Chi è Dio?
-La tua domanda e la tua risposta.

mercoledì 22 settembre 2010




Allena la mente; esercitala su pensieri chiari e netti. Mantienila sana, in forma, snella.
Allenala a vincere, letteralmente. Pensa pensieri vincenti, come fossi uno sportivo. I pensieri sono un flusso caotico di lacci sfibrati che vanno per conto proprio. Invece educa la mente, tienila in piedi, non lasciarla vagare, se puoi. Presta attenzione a ciò che pensi; non farti comandare da essa, piuttosto comandala tu.
Spesso si finisce in balia dei propri pensieri; quante paure, ad esempio, che non giustifichiamo nemmeno a noi stessi lasciamo che si creino nella nostra vita fino a condizionarla. Quanti problemi da realistici diventano reali; glielo consentiamo.
La mente ha il suo potere, che è invariato; ma consegnale il suo potere su un tappeto di pensieri il più possibile degni e vincenti.






martedì 21 settembre 2010

E ti trovò, o dolcezza, nell'ombra
casta, velata d'un vapor di stelle.
Fra quel tremolìo d'astri
discesi in terra,
in quell'azzurro di due firmamenti
A. Negri

Canto ciò che vedo e gli strumenti nuovi con cui mi nutri. Le pagine nuove dissotterrate e gli stati alti. Le Cose compaiono e io scompaio nella adorazione della tua bellezza per farle posto nella Camera del Re. Divinità che nutre il sangue e sangue che chiama Divinità. Lo vedi da te di cosa hai coperto la mia Essenza. Il linguaggio crudo di un tempo diventa fiume celeste. Parlavo a me stesso, ma nulla parlava a me. Era stanca, la mia voce, e addormentate le mie orecchie. Oggi ascolto i canti nuovi e sconosciuti; gli alfabeti senza codice e accordature non pensate. Canto, ti canto.

Per C.



martedì 14 settembre 2010

lunedì 13 settembre 2010

Arte povera.

La mia ammirazione va agli artigiani; al lavoro in mezzo a mille difficoltà e con due arnesi. All' aguzzare un ingegno reale, pratico, di sostanza ed effettivo. Alla mancanza di pose, di artificiosità, di complessità, di strutturazioni. Al galleggiare sorridendo sopra la necessità, le incombenze, i bisogni umani. Ciò che manca all' arte contemporanea è quel tipo di umanità. Il contatto con la realtà, e i suoi gridi. Non ascolta l' animo umano; spesso ne vuole costruire uno posticcio e fintamente esente dai fragori della vita umana. Non è che si debba parlare sempre agli operai; le fabbriche non esistono più ma gli uomini non è che vivono sotto terra.

domenica 12 settembre 2010

martedì 7 settembre 2010

venerdì 3 settembre 2010

Ringrazia i limiti che incontri per strada perchè ti offrono la capacità maestra di scavalcarli e mettere in moto i meccanismi mentali e Psichici utili a superare le Cose.
Puoi avere migliaia di mezzi, migliaia di denari, ma nessun insegnamento acquisito. Puoi avere tutto, qualsiasi cosa. Tuttavia avere tutto dà solo insoddisfazione, poichè manca in quel tutto la tua stessa vita vissuta e un senso di vuoto ti seguirà come un cane affamato e rognoso. Sviluppa la ricchezza della mente nel leggere, intelligere, comprendere, creare e sviluppare. Vivi pensieri e sentimenti ricchi, opulenti; rigetta con sdegno la mediocrità. Non è vero che tutto è relativo; ci sono dei sensi interiori all' essere umano che equivalgono ai sensi fisici, e che sono pertanto oggettivi e comuni. Nelle difficoltà, non preoccuparti. Piuttosto servitene per sviluppare la tua mente. C'è un brivido dentro ogni cosa; vivilo sfacciatamente, perchè ti terrà vivo.
Non seguire chi continuamente si piange addosso; non c'è nessun insegnamento nei drammi. Solo complessità, nessun insegnamento. Sono sereno in mezzo alle difficoltà? In realtà non è la domanda corretta, piuttosto: sono sano in mezzo alle difficoltà?
L'arte gioca coi meccanismi dei ricordi. Questi, infatti, hanno la capacità di metterci in contatto con i lati più nascosti e lontani del nostro essere. Attraverso dei collegamenti inconsci toccano tasti e relative note presenti in quell' enorme televisore che sono le nostre "viscere". Per questo i ricordi ci incollano a sè come magneti.
L' arte è la creazione artificiale di questo magnetismo e la sua provocazione più o meno consapevole. Si possono, infatti, provocare certi meccanismi artificialmente. Poi avranno certamente una vita autonoma nella mente del ricevente, come deve essere.

giovedì 2 settembre 2010

mercoledì 1 settembre 2010

Filastrocca.

Se butti un osso a un branco di cani, sarà difficile sentire "prego, prima lei" (F. Battiato)

Sono un corpo. Sono il vuoto intorno al corpo. Sono il vuoto dentro il corpo.
Dolore spingimi, non schiacciarmi.
Gioia spingimi, non schiacciarmi.
Parlo del massimo delle altezze
Scrivo del minimo delle bassezze.
Scalo la montagna,
discendo nell' acqua.
Acqua cullami, non affogarmi.
Monti fatemi scivolare sui vostri dorsi, non uccidetemi.
Sono circa sette persone, ciascuna intessuta sopra l' altra.
Ogni volta che faccio qualcosa, penso a cosa pensa quella che sta più in alto.

Ricordo, a una lezione di catechismo, che il prete presentò dei regali a noi alunni. In una scatola erano tenuti degli orologi che ci sarebbero stati dati come omaggio. Ricordo la corsa folle verso quella scatola, come un branco di cani affamati davanti a una bistecca. Con orgoglio rimasi seduto, provando un pò di vergogna per quella scena. Il prete mi guardò e sorrise; provai imbarazzo anche per quel sorriso. C'è chi è morto, pur essendo nel pieno della propria vita.



Io penso che si debbano inventare nuove forme di artigianato. Oggi sento cantare le lodi a quegli artisti (?) che scelgono di nascondersi sotto il proprio tavolino, magari coltivando le patate. Penso si debba camminare nel mondo senza essere del mondo; ogni situazione è una opportunità. Se la mente è sana, sa che, in ogni situazione ci si trovi, si possa avere qualcosa da imparare. e da creare. Io non sopporto le forme di pauperismo e tutto questo assolutismo per cui si devono vivere sempre delle scelte radicali (ma solo all' apparenza, e tanto mediocri nella sostanza) congelando il proprio sviluppo interiore. Che è possibile, possibilissimo. Solo, però ,coltivando il lavoro dentro qualsiasi situazione, mettendosi in gioco in ogni circostanza e giocando con ogni circostanza. L' eremita si isola soltanto perchè pensa di essere con una certa ingenuità il centro delle proprie cose; isolando se stesso, isola il mondo. Ma allora perchè vivere? E infatti l' eremita cerca una morte effettiva. Casualmente, sempre a causa di delusioni. Ma quella non è una morte sana, perchè è ancora vittima degli schemi di cui si serve per contrapporre ogni cosa e dargli un taglio manicheistico. Per fare godere, serve imparare a godere. Chi ama il proprio mestiere, lo pratica sempre e comunque. E' un amore invincibile, non cade vittima. Magari è figlio dei movimenti del cuore, ma non li detta. Li aggiusta, li armonizza. Amare e lavorare. Sempre e comunque, soprattutto nella selva di delusioni, amarezze, incomprensioni.



Sono nato in un morbido nido di paglia / quando la guancia di mia madre / era ancora di ovatta. / Il giorno passavo le ore / a contare i burattini umani / volpi tese a rubare nel mio cortile. / E una notte un fischio di luce / come una lamiera affilata di una spada / mi apriva dal cuore agli occhi / e un angelo, / un angelo grande / poi sempre più piccolo / leggero, imprendibile / mi sorrideva / tra gli echi di un sogno / in un tubo di ferro. / Angelo, ciondolo osceno della mia vita / custode malizioso della mia fortuna / quella notte tu mi hai promesso che t'avrei rivisto / oggi ho visto tanti uomini ma / ti sto aspettando ancora.

"A. Sorrenti, Angelo"