Cerca nel blog

venerdì 8 novembre 2013

lunedì 4 novembre 2013




PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE

presenta


ATOLLO
A cura di Gianluca Marziani

Stefano Abbiati
Teresa Emanuele
Mauro Maugliani
Silvia Morani
Francesco Paretti
Vincenzo Pennacchi
Nicola Pucci

 OPENING: sabato 14 dicembre 2013 ore 15:00


 La mostra prosegue fino al 16 marzo 2014


Contatti stampa Palazzo Collicola: info@palazzocollicola.it
Contatti stampa Sistema Museo: ufficiostampa@sistemamuseo.it

ATOLLO per alzare la temperatura invernale di Palazzo Collicola Arti Visive
ATOLLO per incrociare i linguaggi visivi in una sinestesia fluida del presente
ATOLLO è un viaggio espositivo con sette artisti italiani delle ultime generazioni
ATOLLO come tessitura di ipotesi visive, cortocircuiti linguistici, conflitti dialettici
ATOLLO verso la pittura più biologica, germinativa, indefinibile
ATOLLO verso la pittura che si espande negli ambienti, sui materiali, oltre il telaio
ATOLLO verso la pittura che certifica la finzione del realismo
ATOLLO verso la pittura che certifica il realismo della finzione
ATOLLO verso la fotografia che riabilita i codici storici, le matrici, le radici necessarie
ATOLLO verso la fotografia che usa consapevolezza sui valori digitali
ATOLLO verso il video che metabolizza la moda e i suoi codici figurativi
ATOLLO verso il video che metabolizza le diverse arti dentro i suoi codici figurativi
ATOLLO verso il design che incontra le ragioni concettuali dell’architettura
ATOLLO verso il design che elabora le funzioni dentro i codici plastici della scultura
ATOLLO per proporre, indicare, connettere…
ATOLLO per rischiare, smuovere, attraversare…

Stefano Abbiati  CONDOMINIO

Quadri in forma di cubo, opere come finestre 20x20, aperture seriali su un ideale meta-condominio che lascia scoprire la vita “domestica” dei suoi abitanti speciali. Abbiati ha raccolto immagini legate al divertimento, ai concorsi di bellezza, alla realtà dei cosplayer, ai party in piscina… le ha poi trasformate e metabolizzate nei modi processuali che lo contraddistinguono, agendo per passaggi connessi, secondo metodi di stratificazione che decretano la tensione organica dei soggetti, la biologia interna delle scene, dove tutto sembra in lenta consumazione come cellule verso il loro destino. Legno, tempera, plexiglas dipinto ma anche elementi in cartapesta per alimentare una figurazione tra memoria e aspettativa, evanescenza e impronta profonda. Abbiati conferma a Spoleto le raffinatezze concettuali del suo voyeurismo pittorico, un viaggio di modulazioni sensibili dei toni cromatici e dei temi intrapresi, sul limbo metodico tra carne e spirito, materia e codice teorico. Un percorso che indaga memorie pubbliche e private, abitudini popolari e idolatrie, su quel bilico articolato tra echi letterari e impianto filosofico.

Gianluca Marziani: “L’arte di Abbiati sta crescendo a una velocità biologica che ricorda i processi chimici, quel loro mescolarsi indefesso e accelerato che elabora risultati prevedibili e al contempo inaspettati. Disegno e colore si fondono in una matrice mineralizzata, simile alla morbidezza gelatinosa del vetro in lavorazione. La forma che noi vediamo, per capirci, è il risultato del processo interiore, lo specchio di una progressione tra stadi della materia e passaggi del pensiero teorico.”

Luca Beatrice: “L’immagine, non rispettando il fine mimetico, non è più un luogo di rivelazioni, ma d’identificazioni fantastiche che evocano o rilasciano significati altri. Il rappresentabile è solo il medium per veicolare risonanze e dissonanze con la propria memoria storica.”

Alberto Mugnaini: “Dietro ai dipinti c’è un’apertura culturale che lo porta a spaziare dai miti classici alle idolatrie contemporanee, e che gli concede l’agio di isolare e sviluppare motivi e iconografie che mettono a nudo una vulnerabilità originaria dell’individuo, soggetto e depositario di un pathos le cui radici affondano in una dimensione immemoriale. Il suo è un incedere nei territori del grottesco, su una scena tragicomica calata in uno stato di regressione esistenziale, in un clima di degenerazione in cui si solidificano fantasmi dell’inconscio e affiorano lineamenti dispersi e confusi negli annuari della storia dell’arte.” 

www.stefanoabbiati.it


Courtesy Romberg Contemporanea
"Colmare ogni istante di un contenuto essenziale, nella consapevolezza che esso non si ripeterà mai più come tale"
P. A. Florenskij

sabato 2 novembre 2013



Passammo lungo le scale, parlando di questo e quello
Malgrado non fossi lì, lui disse che ero suo amico
Il che mi sorprese, parlai ai suoi occhi
Pensavo che eri morto solo, molto molto tempo fa 9.

Oh no, non io
Io non ho mai perso il controllo.
Sei di fronte
All'Uomo Che Vendette il Mondo.

Ho riso e gli ho stretto la mano, e sono tornato a casa
Ho cercato una forma e una terra, per anni e anni ho vagato

Ho fissato intensamente tutti i milioni che ci sono qui.
Dobbiamo essere morti soli, molto molto tempo fa.

Chi lo sa? Non io
Non abbiamo mai perso il controllo
Siete di fronte
All'Uomo Che Vendette il Mondo

traduzione da www.testitradotti.it