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martedì 24 febbraio 2009

Ar monno 'nfame.

In bicicletta sobbalzava il cuore avanti e indietro
e qualche satanasso dei miei, non stando al passo,
veniva trascinato attorno alla catena grumosa e sporca,
felice,
viva.
Sono a Prenzlauerberg e io, per una volta, non ci sono.

domenica 22 febbraio 2009

Lo sbarco.

Berlino è oggi certamente diversa da ciò che è stato raccontato e filmato lungo gli anni novanta. Le suggestioni alla "Live in Pankow" oggi si sono reincarnate lungo una immaginaria cintura che assedia la parte centrale della città (guai a parlargli di "centro città"). Il "punk" (poi diviso in molti sotto-punk) è sempre presente e ruggente; ancora oggi è una parte culturale viva e fondamentale della città, che però è smagrita da nuove necessità. Gli squatters che negli anni novanta occupavano le case e giravano di palazzo in palazzo aprendone le porte trovano una collocazione difficile, oggi. Sappiamo che i vestiti da squatter oggi si trovano a buon mercato per esempio da H&M, per cui la società ha ampiamente digerito (e rigurgitato, direi) l' impulso ribelle di quella fertile generazione, da cui la mia non sa ancora cosa raccogliere. Disagio e ribellione "giovanile" o "senile" che sia sono ormai filtrati e codificati, come se la propria radiografia venga quotidianamente esposta in pubblico come cosa normale e, anzi, di moda. Mangiare e bere fuori costa ancora poco, ma molti quartieri hanno assunto fisionomie totalmente diverse negli ultimi 10 o addirittura 5 anni. Nel complesso gli affitti sono certamente più bassi di Milano, ma non così bassi come ci si aspetterebbe (a meno che non ci si voglia chiudere in uno stanzino e magari nell' estremo est). E' sempre un magnifico posto dove lavorare da pittore e, clima a a parte, dove vivere. La gente è educatissima e, cosa cui non ero molto abituato, parla a bassa voce. Forse per questo viene giudicata "fredda"; perchè in altri posti la natura squilla e sbraita, ma non è così.

martedì 17 febbraio 2009

Amore non è il termine appropriato e tuttavia non ne trovo altri.

sabato 14 febbraio 2009

Il dolore offre molto spesso appigli a se stessi perversamente confortevoli; per questo la gioia arriva e va via in un attimo. Non per un beffardo gioco crudele, piuttosto perchè la gioia pesa, pesa moltissimo, e quando arriva distrugge l' ego, lo rimpicciolisce, lo annienta. L' attaccamento a se stessi, in realtà, genera dolore. Quanto più vivi immedesimato e identificato in te stesso, tanto più la gioia fuggirà da te. Non tuttavia per un suo vezzo, ma a motivo di "te stesso".