Cerca nel blog

giovedì 13 agosto 2015

Il potere di Greyskull
La seconda storia illustrata e lustrata.

venerdì 7 agosto 2015

La mia rubrica su Kritika OnLine; 
Ogni settimana un mio racconto illlustrato. Tutte le storie saranno poi raccolte in un ebook scaricabile gratuitamente con illustrazioni nuove.
http://www.kritikaonline.com/la-luna-sullavambraccio/

domenica 21 giugno 2015

giovedì 28 maggio 2015

Quando un bambino incontrerà il tuo abbraccio, fa che incontri le lande desolate che avrai disperatamente corso in lungo e in largo per riempirle, il mare e i monti attraversati solo come un cane,
le battaglie perse vinte, l' odore del mattino carico e libero.
Quando un bambino vorrà venirti in braccio, versagli tutto il mondo che hai percorso; dovrà essere molto mondo, molta terra. Non accontentarti.
Arriva ad ogni sera come un diavolo abbattuto e stremato.
Scivola rigoglioso e fiero.


lunedì 13 aprile 2015

Favole/1: La luna sull' avambraccio.

Per un certo periodo al signor Cocoricò crebbe una piccola luna sull'avambraccio destro, con tanto di crateri. In un primo momento i dottori non capivano, e accompagnavano il signor Cocoricò alla porta di uscita del proprio studio con sorrisi paternalistici. Quando, infine, l' increscioso problema divenne troppo evidente per essere ignorato, molti medici fecero finta di non capire, mentre Cocoricò fece finta di capire.
"Tutti hanno le loro lune sul braccio, l' importante é trovare compagnia", diceva spesso tra sé e sé il Cocorico'. "Se non é una luna, sarà un sassolino, se non un sassolino una briciola di pane", seguitava a rincuorarsi. "Per la maggior parte della gente sarà una briciolina, per questo non si vede".
Una volta una bella signora di Lonate Pozzolo accettò un invito a cena da parte del nostro amico in un famoso ristorante di Settimo Milanese.  Cocoricó era solito nascondere la luna sotto le pesanti maniche del cappotto, ma era tarda primavera ormai e faceva già molto caldo. Indossare un cappotto sarebbe stato buffo e inappropriato e, del resto, così egli pensava di essere giudicato dagli altri. Decise di cogliere la palla al balzo e, fra sé e sé, disse: "o la va o la spacca, ormai siamo arrivati fino a Settimo Milanese e i soldi son quelli che sono. Non posso staccarmi la luna dal braccio a morsi. Del resto, se staccassi il braccio intero farei fatica a mangiare. Mi accetterà così,  non sarà certamente una cosa grave."
Tant'è che, giunti al ristorante di Settimo, non solo si tolse la giacca, ma si arrotolò la manica della sua camicia fino ai gomiti allargando bene il tessuto per fare passare la luna. Furono attimi di tensione, seguiti da sorrisi vaghi e forzati. Cocoricó si decise a parlare: "Dunque, signorina Jelena, sono molto contento che abbiate accettato il mio invito". La signorina di Lonate Pozzolo rispose con imbarazzo che non si chiamava Jelena ma Helena, e che forse c'era un errore. Disse: "lei é il signor Pickwick, no?".  L'equivoco imbarazzante non finì certo lì, perché pochi minuti dopo arrivarono le due persone che ciascuno di loro aspettava in realtà, ma al signor Cocoricó la cosa dispiacque non poco perché preferiva Jelena ad Helena. Questa fu in realtà una delle tante situazioni goffe e rocambolesche in cui si ritrovava sempre Cocoricó, ma da quella volta si decise ad andarsene in giro a maniche arrotolate anche quando faceva più freddo (tranne di inverno). 
A volte certi ragazzini lo prendevano in giro quando, ad esempio, gli dicevano: "hey pirata Cocoricó, ma lo lasci andare quel pappagallo?" , alludendo evidentemente alla escrescenza lunare sul braccio. E' così che dopo un certo punto sarebbe stato conosciuto da tutti come "Il Pirata". "La gente si fa passare gli scherzi sulla lingua e dice sempre che é solo un gioco, poi però la bianca palla di neve diventa una candidissima valanga e chi s'è visto s'è visto" , pensava spesso il nostro amico, non senza ironia. A volte si arrabbiava anche pesantemente, ma di lui si ricordava solo questo, cioè i momenti di rabbia, non certo quello che pensava, che era spesso un pensiero bello.  Cocoricò decise un giorno di tacere del tutto e di fare soltanto pensieri belli, anche quando veniva preso in giro. La luna cominciò quasi a sgonfiarsi, anche se capitava che la notte tornasse a fare capolino dall' avambraccio.  Per non deludere i medici si costruì una luna di cartapesta da indossare all' occorrenza. Lo faceva anche perché, in fondo, gli dispiaceva togliere delle idee o delle convinzioni, anche se queste lo facevano passare per matto. Preferiva osservare le persone quando parlano con le loro certezze perchè, diceva, ognuno merita di credere a qualcosa. Aveva letto da qualche parte che i Giapponesi difficilmente contraddicono qualcuno se questi parla con convinzione. Comunque si capiva che la luna era di cartapesta.

Un ritratto del signor Cocoricò.

giovedì 26 marzo 2015


http://issuu.com/italianjournal/docs/italianjournal11-web/1?e=1228115/11583148

domenica 22 marzo 2015


 
A Spoleto con i progetti "Atollo" e "Caverna".

giovedì 5 febbraio 2015

Ora con voce mite

Il prete, molto grasso, cadenzava le canzoni della messa come faccio io quando imito i cadenzatori di canzoni (anzi di ca-ne-zo-ni). Cambiava tonalità per ogni strofa perchè partiva con note subito alte.
Incitava però gli altri con frasi come:  "ora con voce mite" oppure: "ora con raccoglimento".
Un Gesù con le gambe da calciatore e un principio di ritenzione idrica pareva assistere, un pó solo e con poca convinzione, in una nicchia.
All' angolo opposto stava defilato il Vescovo, con lo sguardo rigido come la pelle della sua faccia, ma poi ha sorriso a uno.
Di fianco al Vescovo stava un novizio infilato nella sua tonaca nera, con l' aggiunta di un basco nero con un goffo bottone in cima. Particolare modaiolo che mi ha ricordato un ragazzo di Pieve Emanuele che veniva chiamato "Il Che". Il novizio aveva il volto lungo e paffuto e una postura gobba, di una strana mitezza. Non rideva tanto perchè era concentrato.
Alla fine della cerimonia, tutti fuori dalla Chiesa in processione a sparire in una timida nebbia. Nebbia che si portava via anche quel tempo di riti e processioni,  quegli uomini e quel tempo che non esistono già più. 


Ora tutto é, così dicono, a portata di mano (o di dito); spariscono quindi i riti, i tempi, le preci, le lunghe suppliche, le camminate da un luogo a un altro, le attese. Tutto viene servito e applicato, anche gli dei. Niente di male, se non fosse per quel sentore sottile di qualcosa che sembra sfuggire un pó di mano, come una fregatura che si è costretti ad acquistare, senza alternative. Forse è attaccamento al tempo. Penso che le cose tendano giustamente e naturalmente a semplificarsi, ma non per intelligenza, piuttosto per comodità e necessità.

venerdì 30 gennaio 2015

Novanta


Ricordo una esistenza più povera, allora. Era molto più povera; meno scemenze in generale e più carne. Più errori, certo. Tutto naif, beninteso. Le linee del tempo, come corsi d' acqua, spingono su direzioni parallele e, di fianco a me, cammina la grinta e il ruggito di quegli anni straordinari in cui ci si trovava appena cresciuti, come svegliati all' improvviso da un sogno, tra drammi privati e collettivi. Così, all' improvviso, probabilmente entra la coscienza nella esistenza cerebrale. Poi una semplicissima spinta a correre e a gridare, contenti di molto meno e spinti verso molto di più. Ecco, ci si trova senza troppi avvisi dentro la propria esistenza, e quello che si pensava fino al giorno prima, d'un tratto suona strano, suona male. Allora bisogna correre e niente di più.

sabato 17 gennaio 2015

Oggi la vita mi guardava nuotare mentre io guardavo lei nuotare.
É piccolo, il sapere del mondo; non fa che rimasticare qualcosa di già masticato. Qualcuno lancia delle noccioline; ecco allora che uno grida da una parte, un altro da un'altra parte, e avanti così in un socialsforzo a chi mastica meglio.