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sabato 7 novembre 2009

Dipingere.Cose.

Che senso ha dipingere ancora "cose e persone" in un contesto artistico che ha con grande maturità dimostrato la superiorità del concetto sopra la forma? Che senso ha trarne gioia, piacere personale, scambiarlo con qualcuno?
Cos'è questa realtà, piuttosto, e cosa sono questi concetti? Una realtà espressa in un concetto è più reale e consapevole di un oggetto stesso, di una rappresentazione "diretta" delle manifestazioni fisiche delle cose?
Riconoscere le cose nella loro illusione percettiva accentuandone aspetti illusori e spiazzanti (corna, ali, elementi considerati fantastici o mitici) per consapevolizzare questa illusione. Conoscere che è tutto illusione, e che non c'è uno spettatore o un osservatore (il pittore). La pratica di questa conoscenza consapevole aiuta ad allontanare la quotidiana pratica della misura alle cose, della catalogazione; esercizio nocivo all' animo umano e vincolante.
La riproduzione della manifestazione fisica delle cose è apparentemente priva delle astrazioni mentali necessarie a creare un discorso concettuale. Viceversa, il concettualismo è una apparente mancanza di forme. Non si tratta di riprodurre la natura intesa come in antichità, ma l' apparenza della Natura, servendosi proprio della consapevolizzazione del limite tremendo della cintura della forma.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Trovo molto pertinenti le ultime considerazioni, anche se c'è un altro aspetto centrale della questione. Il concettuale non è solo un (presunto) primato della forma sulla sostanza. E' anche il tentativo di istituire un primato della ragione rispetto all'esperienza. Tu usi la tecnica (tentativo di dominare le forme) per rendere consapevole chi guarda che le cose in sè non sono conoscibili (o pensi addirittura che le cose in sè non esistano?). Comunque, il punto è che al centro della tua pratica artistica c'è un'esperienza del mondo, benchè votata alla comunicazione che questa esperienza è illusoria. Un artista compiutamente concettuale prescinde totalmente dall'esperienza del mondo e usa solo la ragione, mi pare.
Un umilissimo tentativo di risposta alla tua domanda della prima riga potrebbe essere: ha senso perchè rende le nostre vite più equilibrate. Migliaia di anni di platonismo hanno dimostrato al di là di ogni dubbio che l'idolatria della ragione e il disprezzo per l'esperienza fanno male.
Immagino che non sarai del tutto d'accordo. Fare esperienza significa anche misurare e catalogare...per te la tassonomia è tossica, nociva...ma perchè? Una volta capito e stabilito che non è una catalogazione "oggettiva", che le categorie non stanno "nelle cose" ma nel linguaggio, diventa una pratica divertente...

stefano abbiati ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
stefano abbiati ha detto...

In effetti è per sua natura difficile stabilire cosa sia concettuale o figurativo..Molte opere annoverate tra concettuali possono accodarsi ad archetipi appartenenti alle "risonanze armoniche" della forma come la si definisce attraverso l' occhio. Sono persuaso dal fatto che le cose esistano E non esistano, cioè che appartengano a un mondo che attraversa certamente una presenza solida, ma anche il filtro della mente di ciascun osservatore. La forma è un veicolo, un polo armonioso cui attraccare i propri discorsi. Dentro questa barca si possono portare le proprie esperienze (io adoro Penone)che negli ultimi anni si sono arricchite anche dei vari tentativi di destrutturare la..struttura. Diciamo che ci vuole un giusto equilibrio tra le vari componenti; nè idolatrare la ragione, intesa come capacità di formulare un discorso artistico dettagliato e complesso, nè adorare la forma in quanto tale solo in virtù delle sue straverificate "armonie". Oggi però penso sia utile uscire dall' uso pornograficista della forma, e troverei utile che i pittori oggi si informassero sulle idee che circolavano in ambienti ristretti ad esempio delle corti rinascimentali, o di circoli privati, proprio perchè nulla è come ci sembra.