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giovedì 10 maggio 2012

Una società in regressione si nutre di ignoranza e paura e fomenta molte delle espressioni che oggi vanno tanto in voga, specialmente tra gli artisti. Questi ultimi, ultimi tra gli ultimi, avrebbero il compito teorico di dare conoscenza, di portare un messaggio quanto meno sollevante. Una visione, se non saggia, diversa, con prospettive più vaste. Ma non è un caso che ancora oggi si teorizzi dopo trent'anni sulla pittura punk; alle crisi si aggiungono altre crisi, e l 'elemento angosciante (e quindi regressivo) è ancora l' elemento dominante. La confusione, la mancanza di idee chiare, di volontà, quello che qualcuno chiama nichilismo. Ma non si tratta solo di non rappresentare una reazione allo stato di cose, ma di far scadere quei meccanismi sani di rivincita sociale, come ad esempio la trasgressione o la crisi del modello sociale o genitoriale. Questa rivincita è ridotta, e di molto, a un fenomeno tardo adolescenziale tutto pieno di segni col pennarello, di capigliature ben codificate, di mode depressive e deprimenti, scambiando il decadente con il decaduto. Una carrellata di famiglie Addams all' insegna del vittimismo e del poverismo..Sono forme di ribellioni giovanili prolungate all' infinito ,tuttavia vittime inconsapevoli dei meccanismi sociali di divisione che devono creare angoscia e paura. A questo fascismo finanziario è ben gradito l' artista depresso, che non porta soluzioni, non porta punti di vista da considerare, ma solo sfoghi emotivi (in genere avanzi di emotività).

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