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sabato 21 dicembre 2013

Mentre penso a come la vita si blocchi in alcuni snodi nella difficoltà di superarli con della normalissima saggezza, una uscita con dei cari amici mi restituisce i miei anni 90. I capelli sulle spalle, il fustagno, l' andatura incerta, "Vs" dei Pearl Jam. Gli errori così grossolani e ridicoli ma così sinceri, l' infuocata voglia di vivere ignara di quante volte sarei dovuto morire.
L' incapacità di ridere o piangere per dei motivi validi.
Il primo amore, le altalene mistiche.
Gli ideali irrazionali e i sogni, uno contro l' altro, con la costante insofferenza come forza motrice.

Ora c'è un sorriso un poco più dolce di giorno e uno strano ghigno la sera.

Il peso delle parole, così nude e volgari, i primi silenzi indecifrabili
i vuoti di senso
una follia così ingenua, così forte, oltre me.
I primi viaggi e la disperazione di giorni e di settimane,
quel buttarsi nel vuoto per scoprirsi vivi
il brivido oltre le paure


Ecco, tutto
in me/te è acuto
Qualcuno arriverà dopodomani
e forse ancora
mentre terrà la testa tra le mani
si prenderà un gioco di me/te
Ma ora tutto è acuto
si tratta di oltrepassare quella soglia di resistenza che non fa scattare in avanti
la capacità di vedere il vuoto intorno alle cose
Ecco tutto

Ed è ciò che dipingo: questo vuoto intorno alle anime che si chiude mentre si cresce in età e ci si allontana dal cuore sterminato della propria infanzia. Per recuperare quel senso forte di vita bisogna rischiare il vuoto, le altezze, i burroni, le soglie da rompere, le proprie borghesie, le anestesie, i canti delle sirene.









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