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venerdì 11 giugno 2010

Quello che gli uomini chiamano a sproposito con il nome di "amore" non è che un' altra forma di attaccamento a se stessi. Laddove vi sia un briciolo di consapevolezza dei sentimenti, si pensa davvero di poter "voler bene", "fare qualcosa". Ma sono tutte bugie, o mezze bugie, poichè un uomo mette sempre se stesso davanti a ciò che crede essere un sentimento. Quest' ultimo ora sale, ora scende, ora va quà, ora là, in base al vento che tira e alle circostanze proprie.

"Mi disse che mi voleva bene. Dopo che si era seduta al mio tavolo e aveva mangiato e stramangiato lasciò il cuore in gran disordine. Se qualcosa di quel cuore rimaneva, era una specie di muscolo rattrappito e raggrinzito in una smorfia. Ora lo vedevo proprio come una tavola cui si era seduta lei, lasciando le posate sporche alla fine di quella rapida e maleducata cena, andando via senza salutare. Francamente anche un gran rumore di rutti, intorno. Mi aveva mangiato e digerito.
Mi disse che mi voleva bene; si capiva che mi voleva "frequentare". Io in verità non sapevo che dire, nè che rispondere. Vedevo che tutto ciò che aggiungevo con le parole era un' altra bugia. Ma che senso ha voler bene? Sapevo che serviva più al suo scrupolo che all' amore reale. Gli abbracci suonavanno come un gioco che, appunto, mi svuotava. Quegli abbracci continuavano ad approfittarsi di me. Me ne andai senza salutare."

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