PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE
presenta
ATOLLO
A cura di Gianluca Marziani
Stefano Abbiati
Teresa Emanuele
Mauro Maugliani
Silvia
Morani
Francesco Paretti
Vincenzo Pennacchi
Nicola Pucci
OPENING: sabato 14 dicembre 2013 ore 15:00
La mostra prosegue fino al 16 marzo
2014
Contatti stampa Palazzo Collicola: info@palazzocollicola.it
Contatti stampa Sistema Museo: ufficiostampa@sistemamuseo.it
ATOLLO per alzare la temperatura invernale di Palazzo
Collicola Arti Visive
ATOLLO per incrociare i linguaggi visivi in una
sinestesia fluida del presente
ATOLLO è un viaggio espositivo con sette artisti
italiani delle ultime generazioni
ATOLLO come tessitura di ipotesi visive,
cortocircuiti linguistici, conflitti dialettici
ATOLLO verso la pittura più biologica, germinativa,
indefinibile
ATOLLO verso la pittura che si espande negli
ambienti, sui materiali, oltre il telaio
ATOLLO verso la pittura che certifica la finzione del
realismo
ATOLLO verso la pittura che certifica il realismo
della finzione
ATOLLO verso la fotografia che riabilita i codici
storici, le matrici, le radici necessarie
ATOLLO verso la fotografia che usa consapevolezza sui
valori digitali
ATOLLO verso il video che metabolizza la moda e i
suoi codici figurativi
ATOLLO verso il video che metabolizza le diverse arti
dentro i suoi codici figurativi
ATOLLO verso il design che incontra le ragioni
concettuali dell’architettura
ATOLLO verso il design che elabora le funzioni dentro
i codici plastici della scultura
ATOLLO per proporre, indicare, connettere…
ATOLLO per rischiare, smuovere, attraversare…
Stefano Abbiati CONDOMINIO
Quadri in forma di
cubo, opere come finestre 20x20, aperture seriali su un ideale meta-condominio
che lascia scoprire la vita “domestica” dei suoi abitanti speciali. Abbiati ha
raccolto immagini legate al divertimento, ai concorsi di bellezza, alla realtà
dei cosplayer, ai party in piscina… le ha poi trasformate e metabolizzate nei
modi processuali che lo contraddistinguono, agendo per passaggi connessi,
secondo metodi di stratificazione che decretano la tensione organica dei
soggetti, la biologia interna delle scene, dove tutto sembra in lenta consumazione
come cellule verso il loro destino. Legno, tempera, plexiglas dipinto ma anche
elementi in cartapesta per alimentare una figurazione tra memoria e
aspettativa, evanescenza e impronta profonda. Abbiati conferma a Spoleto le
raffinatezze concettuali del suo voyeurismo pittorico, un viaggio di
modulazioni sensibili dei toni cromatici e dei temi intrapresi, sul limbo
metodico tra carne e spirito, materia e codice teorico. Un percorso che indaga
memorie pubbliche e private, abitudini popolari e idolatrie, su quel bilico articolato
tra echi letterari e impianto filosofico.
Gianluca
Marziani: “L’arte di Abbiati sta crescendo a una velocità biologica che ricorda
i processi chimici, quel loro mescolarsi indefesso e accelerato che elabora
risultati prevedibili e al contempo inaspettati. Disegno e colore si fondono in
una matrice mineralizzata, simile alla morbidezza gelatinosa del vetro in
lavorazione. La forma che noi vediamo, per capirci, è il risultato del processo
interiore, lo specchio di una progressione tra stadi della materia e passaggi
del pensiero teorico.”
Luca Beatrice: “L’immagine, non rispettando il fine mimetico, non è
più un luogo di rivelazioni, ma d’identificazioni fantastiche che evocano o
rilasciano significati altri. Il rappresentabile è solo il medium per veicolare
risonanze e dissonanze con la propria memoria storica.”
Alberto Mugnaini: “Dietro ai dipinti c’è un’apertura culturale che
lo porta a spaziare dai miti classici alle idolatrie contemporanee, e che gli
concede l’agio di isolare e sviluppare motivi e iconografie che mettono a nudo
una vulnerabilità originaria dell’individuo, soggetto e depositario di un
pathos le cui radici affondano in una dimensione immemoriale. Il suo è un
incedere nei territori del grottesco, su una scena tragicomica calata in uno
stato di regressione esistenziale, in un clima di degenerazione in cui si
solidificano fantasmi dell’inconscio e affiorano lineamenti dispersi e confusi
negli annuari della storia dell’arte.”
www.stefanoabbiati.it
Courtesy Romberg Contemporanea