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mercoledì 11 giugno 2008

Il calamaro gigante.

Un uomo è diviso in centinaia di pensieri, ma soprattutto di identità. Egli si identifica con una o due tra queste, che magari sono la somma di altre; alcune le esclude per vergogna, molte per convenienza, molte ancora per timidezza e così via. Queste identità giacciono in un sottosuolo alla Dostojievski; un mare a riposo con i suoi relitti sul fondale, con molte specie nascoste e inesplorate. Continuamente emettiamo pensieri, idee, stati d' animo; sopra la calotta cranica un coperchio dorato, da presentare all' esterno. Così autoselezioniamo noi stessi per il mondo esterno, mentre quello interno è un brulichio di cose, un vero formicaio, spesso sconveniente. Questo conflitto irrisolto, ma costantemente presente, ci corre dentro e silenziosamente lacera le fibre. Quanto più cerchiamo di tappare le molte parti di noi, e io dico i molti Noi, tanto più ci riesce difficile. Anzichè vedere la realtà esterna come riflesso di ciascuna delle molte nostre parti costituenti, costringiamo noi stessi a conformarci alle piccole regole della vita esterna, e i Noi interni si assoggettano ai Loro esterni. Questa costante opera di autorepressione crea insicurezze e paure. Per sanare queste autentiche ferite interiori, occorre rappacificarsi con i molti aspetti di sè, anzi con i molti sè. Riconoscerli, chiamarli per nome; prenderne atto, insomma, per ciò che sono naturalmente. Voler distruggere, più o meno inconsciamente, qualcuno di questi sè, non fa che rafforzarli. Quando anzi vengono rinchiusi a forza nello scantinato cominciano a gridare, a impazzire, e perdere il controllo. Quando ci sentiamo veramente innamorati, siamo consci di essere "noi stessi", "naturali". Si dice:" hai fatto emergere un me stesso che non pensavo di avere". Io aggiungo anche che è sempre tempo di essere innamorati, tutto sommato. Bisogna però smettere di vestire questo o quell' altro ruolo, dando adito a competizione, insoddisfazione, repressione, che sono tutti tappi emotivi. Non è merito di un altro l' averti cavato fuori altri Te; sei tu ad esserti ricongiunto con una tua parte costitutiva, nel bene e nel male. Sempre che tu non voglia pensare di essere dentro un sistema in cui sei totalmente sottomesso all' esterno e nulla dipende da te!

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