casta, velata d'un vapor di stelle.
Fra quel tremolìo d'astri
discesi in terra,
in quell'azzurro di due firmamenti
A. Negri
Canto ciò che vedo e gli strumenti nuovi con cui mi nutri. Le pagine nuove dissotterrate e gli stati alti. Le Cose compaiono e io scompaio nella adorazione della tua bellezza per farle posto nella Camera del Re. Divinità che nutre il sangue e sangue che chiama Divinità. Lo vedi da te di cosa hai coperto la mia Essenza. Il linguaggio crudo di un tempo diventa fiume celeste. Parlavo a me stesso, ma nulla parlava a me. Era stanca, la mia voce, e addormentate le mie orecchie. Oggi ascolto i canti nuovi e sconosciuti; gli alfabeti senza codice e accordature non pensate. Canto, ti canto.
Per C.
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