Cercare le vette, scalare le montagne, respirare aria pura, fiatare l' aria del cielo.
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martedì 27 dicembre 2011
Cercare le vette, scalare le montagne, respirare aria pura, fiatare l' aria del cielo.
domenica 18 dicembre 2011
sabato 10 dicembre 2011
Così tante cose si conoscono, così poche si sentono.
Quando ti rivolgi a qualcuno devi sapere che gli porti anche le tue scorie emotive, i tuoi frammenti umani. Questi, quasi mai sono una opportunità di giovamento per chi sta con te. Sono solo la tua versione della vita, basata generalmente su esperienze indirette o per sentito dire, figli della tua disattenzione. La civiltà dà un grande peso al pensiero, inteso come espressione egoica di qualche filosofia. ma sono inganni, poiché gli esseri umani non fanno altro che correre dietro a se stessi, a cercare se stessi, e vivere per sé. Spesso, persino un consiglio diventa un momento di esposizione di sé.
domenica 20 novembre 2011
martedì 18 ottobre 2011
In tutto questo manicomio di massa, ricorda che è il tuo equilibrio la forza maggiore. Trova la pace e trasmetti la pace. Tutti dicono, tutti parlano, tutti sbraitano, ma le idee nascono nel Silenzio e nell' ascolto di Sè.
venerdì 14 ottobre 2011
A me invece il lavoro ha dato l' amore, l' equilibrio, la felicità tutti i giorni, l' impareggiabile gioia piena el cuore. Quando quelli creperanno dentro la loro rogna di spirito cui si accompagnano e per cui saranno ricordati, io sarò fuso definitivamente con Dio e chi avrà avuto la pazienza e il tempo di ascoltare i miei quadri, avrà sorriso con me.
giovedì 6 ottobre 2011
Mostra i propri amici famosi in fotografia, trattiene il proprio lavoro (in realtà lo congela) per confermare quella "identità" e "riconoscibilità" cui lo costringe la società e di cui, per altro, non possiede nemmeno una idea chiara.
Allora si appella alle architetture più disperate pur di emergere, di spiccare sopra qualcun altro. Pure crepa di invidia, di gelosie, di inutili domande e risposte fuorvianti, di psicomanie. Anzichè essere una persona sana, è il più malato tra i malati e la sua creatività scarica e scialba è il risultato.
venerdì 30 settembre 2011
QUATTRO
Stefano Abbiati, Riccardo Gavazzi, Svitlana Grebenyuk, Guido Nosari.
4 giovani artisti, 4 pittori che introducono così il loro lavoro :
Stefano Abbiati : “Un lavoro di stratificazione iconografica operata su più livelli tecnici e semantici interconnessi tra di loro oppure in "conflitto armonico".
Io non scelgo mai il soggetto: è il soggetto che mi sceglie e io eseguo ciò che sento e ascolto. Comunicare non è parlare, ma tacere e ascoltare per avere, forse, qualcosa da dire. Per ascoltare serve scendere alcuni gradini del cosciente e inscenare il balletto che, nel mio caso, è decisamente polilinguistico, poiché gioco, come detto sopra, con più tecniche intersecate e interagenti.”
Riccardo Gavazzi : ”Viviamo sempre protetti da un’apparenza per confondere il nemico, perché non vogliamo ammettere la nostra debolezza e non capiamo che è una scorciatoia senza uscita. Viviamo solo per amare la notte.”
Svitlana Grebenyuk: “Ho chiamato il mio lavoro di questa serie “ Happy Art” immaginando come agli occhi di un neonato appaiano le forme elementari di elementi naturali come il sole oppure il fuoco o anche sagome di giocattoli, giostre e girandole luminose. Ho dipinto l’immagine della Madonna che reca in sé, per sua natura, l’idea di apparizione, d’immagine quintessenziale , la più libera possibile da ogni intralcio con la materia. Cerco l’ immagine pura appena nascente , trasparente così volatile che ancora non possa essere il fondamento concreto delle cose. Ripeto le immagini fino a che non intervenga l’assuefazione della conoscenza , per così dire, e una cosa non divenga per davvero e inevitabilmente una cosa. Quella precisa cosa e nient’altro. Allora il mio interesse svanisce. Come ogni artista sono attratta dalla perfezione della bellezza che gli antichi avevano trovato nella regole della sezione aurea, modello di assoluta completezza cui cerco di ispirarmi.
Guido Nosari: “Non vorrei mai far parte di un club che accetta tra i suoi soci me" (G.Marx), perchè non capisco, non sono abbastanza. Qualche volta qualcosa mi dice dove voltarmi e cosa guardare, magari mi avvicino un po’ a comprendere le cose, ma poi sfuggono, e continuo e provare. Non vorrei mai far parte di qualcuno che mi ha capito, che ha capito.”
Inaugurazione mercoledì 5 ottobre ore 19 00
lunedì 12 settembre 2011
Formula7
Adoro i lavori di Rudolf Stingel e di Trevor Paglen, e mi chiamano.
Lucidità, nettezza, mistero, intensità, semplicità, rigore, giusta distanza.
Mica si può gridare sempre nelle orecchie come tutti col proprio torbido dialetto di paese.
sabato 27 agosto 2011
giovedì 25 agosto 2011
Chi risiede nella Coscienza però, anche solo per un istante, non ha bisogno nè di futuro nè di passato, ma solo di tenere vivo l' alito della sua Coscienza, che tutto inghiotte e tutto vive.
sabato 30 luglio 2011
martedì 26 luglio 2011
lunedì 25 luglio 2011
giovedì 21 luglio 2011
Molti si affannano ad attraversare il sonno, a leggere nei sogni, a uscire dal corpo e altre acrobazie per scoprire la propria anima; ma nulla ti toglie e restituisce a "te stesso" quanto il sorriso di un bambino. Non è retorica, né l' amore sciocco che leggi nei testi delle canzoni popolari. L' uomo non è più capace di altezze perché non si sa abbassare sotto di sé. C'è un punto magico che collega il suo essere individuale al grande Tutto, e il Tutto è collegato ai suoi miliardi di espressioni. Ma questo "se stesso" è tanto piccolo da scavarsi con le proprie mani degli abissi sconsiderati. Un tunnel scellerato nel ventre della terra, al riparo dal sole.
giovedì 30 giugno 2011
giovedì 23 giugno 2011
lunedì 20 giugno 2011
domenica 19 giugno 2011
Ogni tanto però fa piacere incontrare qualcuno che non faccia del degrado uno stile e conto di presentare di nuovo qualche progetto valido.
Oggi c'è molta scena e poca sostanza; questo si sa. Tanto allestimento, molta confezione, e poca carne. Arte da supermarket. La battaglia è appena cominciata, sempre che abbia senso lottare in mezzo ai maiali da cortile.
mercoledì 8 giugno 2011
venerdì 27 maggio 2011
mercoledì 18 maggio 2011
giovedì 12 maggio 2011
mercoledì 11 maggio 2011
martedì 10 maggio 2011
Tremendy
Verso la fine dell' aperitivo arriva il diggèi di una edizione del Grande Fratello. Mi dicono che è stato con una modella bellissima. Reagisco con turgore alla notizia, sforzandomi di trovarvi un interesse. Dunque Tommy arriva con il foulard al collo, vestito come nell' edizione del Grande Fratello cui partecipò e che gli ha dato la fama. Mentre l' agente televisivo sospetto e il vecchio ricco sprofondano nelle tartine, il diggèi osserva la mia ragazza come se gli dovesse uno sguardo; poi si accorge che l' accompagno io e rilascia un sorriso con una smorfia simile a quella che avrebbe durante una emorroide. E' molto abbronzato. Sempre più abbronzato. Anche lui a un certo punto diventa gigante e supera il soffitto. Lui è sempre più nero; prima era rosso come un crostaceo. Una torcia umana. Anche l' agente televisivo sospetto è molto abbronzato, e continua a crescere. Forse anche il vecchio ricco si ingrandisce, non ricordo. Però suda più degli altri due.
lunedì 9 maggio 2011
domenica 8 maggio 2011
"Dite solo sì e no".
"In principio era il Verbo".
giovedì 28 aprile 2011
Intervista su Espoarte.it
Affinità Elettive
di Oriana Bosco
«La creazione collettiva […] è qualcosa cominciata prima di noi e che presumibilmente continuerà dopo di noi, dandoci l’impressione di una forza che passa attraverso di noi». Così Luigi Meneghelli, citando Italo Calvino nella presentazione della mostra Affinità Elettive, descrive quella pulsione impercettibile e affascinante che si instaura tra le opere di quattro giovani artisti (Stefano Abbiati, Pierluca Cetera, Valentina Miorandi ed Elena Monzo) e quelle di altrettanti grandi protagonisti dell’arte contemporanea (Giuseppe Penone, Bill Viola, Emilio Isgrò e Alighiero Boetti). Un dialogo tra due forme di espressione che si parlano con echi e richiami, ma anche un confronto tra due generazioni vicine che trovano punti di contatto e linee di continuità ma allo stesso tempo affermano la propria autonomia e la necessità di una costante attualizzazione, di una incessante ricerca.
Ne parliamo con Abbiati, Cetera, Miorandi e Monzo…
Oriana Bosco: Come avete vissuto questa esperienza? Il rapporto con l’artista è stato di empatia totale o c’è stato qualche elemento di conflittualità?
Stefano Abbiati: Ho trovato necessario l’elemento di differenza, di distanza dal lavoro del grande maestro (nel mio caso Penone). Trovo che oggi sia fondamentale partire da differenze e distanze perché la stessa società si basa su contraddizioni di questo genere. Al di là delle ciarle di paese, oggi il sistema artistico si basa più che mai sui concetti di “famiglia” e di “protettorato”. Serve piuttosto un’urgenza di natura comunicativa che poggi sul desiderio concreto di lasciare qualcosa in più di una riproduzione plastificata e abbastanza ben confezionata di arti vecchie e masticate da altri. O si imita o ci si limita. Invece serve costruire (ed essere) una cultura capace di contraddirsi e non solo di creare famiglie “autoconfermative”.
Pierluca Cetera: L’artista con cui mi sono confrontato è Bill Viola, si tratta di un autore che mi ha da sempre affascinato per il senso di spiritualità che riesce a trasmettere con le sue opere. La sua ricerca visiva parte da un’analisi profonda della storia dell’Arte e, spesso, fa riferimento ad autori, come Caravaggio o Piero della Francesca, che amo moltissimo. Non sempre approvo il suo gusto per la citazione, che, a volte, sfocia in un “furbo manierismo”. Ma in diverse occasioni sono stato letteralmente “rapito” dai suoi video e dalle sue installazioni e, di questo, gliene sarò per sempre grato.
Valentina Miorandi: “Incontrai” Isgrò, per la prima volta, in un’esposizione alla Galleria Civica di Trento. È una delle figure che hanno significato per me un passaggio. Una persona da cui farsi ispirare: le scelte raffinate, i movimentati formicai, gli indelebili tratti neri che “censurano” la lettura di testi “sacri”, innescano in me emozioni, vertigini, pensieri. Per cui il confronto con un Maestro come Isgrò l’ho preso come un’avventura, altrimenti mi sarei fatta inibire dalla soggezione, invece è stato un divertimento!
Elena Monzo: Il confronto (con Alighiero Boetti, n.d.r.) mi ha incanalato nel suo “doppio” concettuale. Ho cercato un accordo, un punto dove il mio lavoro potesse incrociare il suo modo di agire, pensare, pur mantenendo saldo il mio segno inciso e il mio sguardo sul quotidiano-contemporaneo. Il traguardo dell’arte è consolidarsi nel tempo e Alighiero Boetti in questo ha vinto.
Per lo spettatore, il confronto proposto dalla mostra è molto interessante in quanto mette in evidenza sfaccettature inedite del vostro lavoro, risveglia energie impensate e arricchisce di significato entrambe le opere proposte. Dall’altra parte, questo dialogo che significato ha avuto per il vostro lavoro? Come ha agito questo confronto sulla vostra opera, presente e futura? Vi ha dato nuovi stimoli e mostrato nuove chiavi di lettura per quello che avete già fatto?
Stefano Abbiati: Ho trovato molti elementi da snellire e altri su cui insistere. La sensazione di dover crescere, però, è una sensazione molto positiva e che fa sentire vivi. Credo molto poco ai lavori che non cambieranno mai, e penso anche che allo spettatore del quadro, del resto, si dia la propria vita. Che non è un calcolo, ma un percorso, una corsa.
Pierluca Cetera: Nel momento in cui realizzo i miei lavori, considero essenziale l’aspetto comunicativo, cercando di coinvolgere gli spettatori in un dialogo ideale fatto di critiche, interpretazioni, apprezzamenti. In questo caso, fungevo non solo da “artefice”, ma anche da spettatore, per cui, nel confronto con Bill Viola, contrapponendogli la mia installazione, ho potuto rispondere indirettamente alla sua opera criticandola, interpretandola, apprezzandola. Mi è sempre piaciuta l’idea del confronto e della collaborazione nell’ambito delle creazioni artistiche e, l’essere, di fatto, in un paese di provincia del sud Italia, quindi geograficamente isolato rispetto al contesto dell’arte contemporanea, mi spinge a cercare il confronto con artisti che operano in ambiti diversi dal mio. La contaminazione tra pittura e teatro, in particolare, stimola molto la mia ricerca presente e futura.
Valentina Miorandi: Un’occasione rara e preziosa per osservare i lavori che ho fatto finora attraverso un punto di vista inedito. Tutto è partito dalla telefonata del curatore Luigi Meneghelli che a bruciapelo mi dice: «Sei accostata a Emilio Isgrò, proponimi dei lavori!». Nemmeno ho avuto il tempo di farmi venire l’ansia da prestazione che mi sono messa alla ricerca di rimandi e connessioni che potevano intrecciarsi in intenzioni, azioni, metodi. Studiando e interagendo con le opere di Isgrò ho guardato i miei lavori in controluce, la percezione è stata diversa e ne è scaturita una consapevolezza nuova, che chissà a cosa porterà!
Elena Monzo: Questo progetto speciale è stato per me come una sfida, inizialmente mi ha messo in crisi ma poi ho trovato un libero accesso a nuovi “giochi di parole e di materia” grazie al dialogo stimolante con Luigi Meneghelli proprio in un momento in cui il mio lavoro mi coinvolgeva in forme ingestibili. Questo confronto mi ha obbligato ad analizzare severamente tutti i passaggi e per ora/futuro prossimo necessito una fase terapeutica “disintossicante” all’insegna dell’essenziale.
Il confronto con i modelli precedenti è una costante in tutta la storia dell’arte, che a seconda dei periodi storici assume toni molto diversi, dall’emulazione alla negazione totale: oggi si è in una fase in cui il rapporto con il passato, anche il più prossimo a noi, sembra assumere un ruolo di primo piano (si vedano le molte sperimentazioni che musei italiani e internazionali propongono su questo tema). In questo momento, che significato assume e che valore aggiunto può dare alla creazione contemporanea il dialogo con l’arte che ci precede?
Stefano Abbiati: Penso che il dialogo con il passato sia una scusa per molti per vendere significato. Io non considero passato, presente e futuro come interlocutori posati su di una linea retta. Le cose, in questo senso, hanno svariate sfaccettature; trovo però che si debbano recuperare, senza entrare troppo nel dettaglio, alcuni aspetti “artigianali” del lavoro e di conoscenza minima di alcuni dettagli. Mi riferisco nello specifico alla disciplina della pittura, naturalmente.
Pierluca Cetera: La conoscenza della storia dell’Arte credo faccia parte di un bagaglio culturale fondamentale per chi vuole comunicare utilizzando un linguaggio artistico. Il tentativo di “distruggere” ciò che è stato prodotto nel passato lo considero un atto di provocazione fine a se stesso e ormai superato. Però, ritengo che il confronto con il passato non debba produrre emulazione, ma spinga ad un arricchimento ed attualizzazione del linguaggio artistico. Del resto, è questa la lezione più importante che ci hanno tramandato gli artisti nel corso dei secoli.
Valentina Miorandi: La storia dell’arte è vero, esiste. Quando mi pongo davanti ad un “modello” cerco di interagire, di dialogare: indago, cerco di sentire se esistono comuni intenzioni. E quando si instaura una comunicazione, che è come fosse una specie di muta complicità, la distanza temporale si arrotola su se stessa come quando il metro si riavvolge velocemente. Quando questo accade ha inizio un confronto “in contemporanea”, un dialogo dove il contesto perde il posto di primo piano. Per esempio, ecco una frase di Isgrò alla quale mi sento intimamente vicina: «Le provocazioni passano, mentre i nervi della nostra sensibilità rimangono ancora scoperti, e noi dobbiamo essere pronti a toccarli nel modo giusto, per porre finalmente agli uomini quelle domande che la scienza e l’economia non sono più in grado di porre, tanto meno la filosofia. Mentre l’arte è sempre lì, in agguato, a risvegliare il mondo che dorme ricoperto di scarafaggi».
Elena Monzo: Il confronto con il passato ci accompagna ogni istante, gli artisti più o meno consapevoli possono soltanto farsi attraversare dalle vibrazioni del contemporaneo, dalla tecnologia poco gestibile, che cresce incontrollata e dal passato che riemerge riportandoci alle nostre origini.
La mostra in breve:
Affinità Elettive
a cura di Luigi Meneghelli
Arte Boccanera Contemporanea
Via Milano 128/130, Trento
Info: +39 0461 984206
www.arteboccanera.com
Artisti in mostra:
Stefano Abbiati / Giuseppe Penone
Pierluca Cetera / Bill Viola
Valentina Miorandi / Emilio Isgrò
Elena Monzo / Alighiero Boetti
8 aprile – 30 giugno 2011
Dall’alto:
Emilio Isgrò, “È ammessa l’unità nazionale”, 2010, acrilico su tela montata su legno, cm 50×70
Valentina Miorandi, “Inno nazionale d’Italia 2011″, 2010-2011, incisione sonora su vinile 33 giri, 1’49”
Bill Viola, “The Passing (still)”, 1991, video b/n, mono, 54’
Pierluca Cetera, “Il Bosco (i mostri della ragione generano sonno)”, 2010, olio su tela, installazione luminosa, cm 158×183
Alighiero Boetti, “Senza titolo (Pesci spada)”, 1988, tecnica mista su carta, cm 70×100
Elena Monzo, “Boetti 1″, 2011, incisione acquaforte, filo di lana, cm 50×59
Giuseppe Penone, “Senza titolo”, 1987, tecnica mista su carta, cm 60×50, collezione privata, Trento
Stefano Abbiati, “Natura su natura 1″, 2011, tecnica mista su tavola, cm 100x100x6
mercoledì 27 aprile 2011
mercoledì 20 aprile 2011
lunedì 18 aprile 2011
giovedì 14 aprile 2011
La lotta è un meccanismo creato dalla mancanza d fiducia nella "malattia". Per la psiche, la cura è l' armonia interiore. Ciò che oggi occupa la tua vita con pesantezza, domani sarà regolato dall' armonia. Ma prima l' armonia. Non accusare nessuno, poichè nessuno ha colpa, soltanto un ruolo definito all' interno di un "sistema armonico".
E' dura scavalcare se stessi; eppure lo si fa nel momento in cui si attribuiscono ad altri colpe o accuse. Quello che viene chiamato "vittimismo" è un insieme di idee parassitarie che operano per un sistema disfunzionale. Sono note stonate di un sistema disarmonico.
E' un grande senso di vuoto percepito, in realtà, l' armonia con se stessi, poichè per raggiungerla, anche per poco tempo, si sa che si deve smarrire se stessi. E questo "se stessi" è tutto ciò che in realtà regola per apparenze la propria esistenza e ciò che le dà l' apparente significato. Perchè la tua vita parli davvero, deve prima tacere dentro la mente. E invece viene insegnato costantemente a parlare, proporre cose, cercare qualcosa, e così via. Un costante stato di allerta, di agitazione, di pericolo. Conviene fidarsi solo di ciò che crea la propria mente, della propria ricezione del mondo. Ma la percezione è diversa dalla ricezione.
lunedì 11 aprile 2011
lunedì 28 marzo 2011
Stefano Abbiati - Giuseppe Penone, Pierluca Cetera - Bill Viola, Valentina Miorandi - Emilio Isgro', Elena Monzo - Alighiero Boetti
Titolo: Affinità Elettive
A cura di: Luigi Meneghelli
Catalogo con testo di: Luigi Meneghelli
Sede: Galleria Arte Boccanera Contemporanea di Lucchi Giorgia, Trento
Inaugurazione: venerdi 8 aprile 2011 ore 18
Periodo: dall’8 aprile al 30 giugno 2011
Orario: dal martedì al sabato 10.00-13.00 / 16.00-19.00
Indirizzo: via Milano 128/130 Trento
Per questa non manipolabilità psicologica si incontrano così tante volte problemi. In particolare certi operatori che lavorano per ormoni, tipicamente "maschi", comandanti del nulla, spesso incapaci di esprimersi in un italiano corretto (o esprimersi del tutto).
Non sopportano i no, devono comandare. Ti sbattono in faccia denaro contante, sonante. Neppura allora riescono. Allora cominciano a parlare male di te a livello personale, che è l' unico modo che gli resta di sentirsi padroni. Ma tutto ciò è così di basso profilo in confronto a ciò che un artista vive dentro di sé, alle altezze che può raggiungere. E, soprattutto, è sempre il lavoro ad avere la meglio, svoltato l' angolo. Il lavoro vince sempre, sempre, sempre.
Poi rigetto gli atteggiamenti dimessi, deboli, pauperisti. L' umiltà che è solo paura, prostrazione. Cultura è ricchezza, prosperità, positività, coraggio. Presentare progetti per la società, condividerli con i diversi operatori. Per questo non ci si può accontentare degli arrangiamenti. Una cosa è ascoltare suggerimenti, consigli, questo sempre. Ma obbedire al proprio lavoro significa anche capirne il valore profondo e capire che può attraversare dei momenti contraddittori. Serve essere profondamente liberi, camminare con amore incondizionato sul proprio cornicione, ed essere ciò che si dice. Tutti sono capaci di dire.
lunedì 7 marzo 2011
giovedì 3 marzo 2011
mercoledì 2 marzo 2011
martedì 1 marzo 2011
venerdì 25 febbraio 2011
venerdì 18 febbraio 2011
venerdì 11 febbraio 2011
lunedì 7 febbraio 2011
Non ci sono più, io. Non c'è più io, non sono più.
In questi giorni si consuma una mia morte,con uno squarcio crudele e squassante dentro il mio teatro, e strumenti per la musica che sono rotti e vagamente scordati.
Eppure un suono mi è stato portato sopra una manna nel chiasso umano e indistinguibile. I piedi, leggeri, appoggiati dopo che diecimila bagnatissime preghiere furono issate per raccogliere i pezzi del guerriero.
Al mio unico amore, concreto, incarnato.
Pinocchi.
venerdì 28 gennaio 2011
Cose, cose, cose.
Scappano, scappano, scappano.
mercoledì 26 gennaio 2011
lunedì 24 gennaio 2011
Gratitudine.
Il nostro amore è libero poichè non chiediamo nulla reciprocamente. Non è assistenza nè sostituzione, ma presenza. Non è pensare, è essere. Non è fatica, ma rigenerazione. Non è la ricerca di cose originali, ma della saggezza della normalità. Non è riposare, ma correre stando fermi.
Il mio cuore mi ha scelto.
Gurdjieff - Vedute Sul Mondo Reale
venerdì 21 gennaio 2011
Nemmeno riesco ad ascoltare più musica con parole; queste mi disturbano, le trovo invasive. Non si canta per parlare, non si scrive per parlare.
Un autore deve nascondersi dietro il proprio lavoro; deve raccontare qualcosa. Ma deve farlo per davvero, e per questo deve sparire. Deve sparire la stupidità della sua gioventù, degli ideali. Per raccontare deve ascoltare, prima. Stare in silenzio, disporsi, rendersi disponibile. Non è l' autore a raccontare la storia; egli è solo il primo auditore. Tutto ciò che aggiunge di sé è solo violenza stilistica, prepotenza.
mercoledì 19 gennaio 2011
martedì 18 gennaio 2011
1984 virgola 2011.
domenica 9 gennaio 2011
"Dico che, sì come nel primo capitolo è narrato, questa sposizione conviene essere litterale e allegorica. E a ciò dare a intendere, si vuol sapere che le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi. L'uno si chiama litterale, [e questo è quello che non si stende più oltre che la lettera de le parole fittizie, sì come sono le favole de li poeti. L'altro si chiama allegorico,] e questo è quello che si nasconde sotto 'l manto di quelle favole, ed è una veritade ascosa sotto bella menzogna: sì come quando dice Ovidio che Orfeo facea con la cetera mansuete le fiere, e li arbori e le pietre a sé muovere; che vuol dire che lo savio uomo con lo strumento della sua voce fa[r]ia mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e fa[r]ia muovere a la sua volontade coloro che non hanno vita di scienza e d'arte: e coloro che non hanno vita ragionevole alcuna sono quasi come pietre. E perché questo nascondimento fosse trovato per li savi, nel penultimo trattato si mostrerrà. Veramente li teologi questo senso prendono altrimenti che li poeti; ma però che mia intenzione è qui lo modo de li poeti seguitare, prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato.
Lo terzo senso si chiama morale, e questo è quello che li lettori deono intentamente andare appostando per le scritture, ad utilitade di loro e di loro discenti: sì come appostare si può ne lo Evangelio, quando Cristo salio lo monte per transfigurarsi, che de li dodici Apostoli menò seco li tre; in che moralmente si può intendere che a le secretissime cose noi dovemo avere poca compagnia.
Lo quarto senso si chiama anagogico, cioè sovrasenso; e questo è quando spiritualmente si spone una scrittura, la quale ancora [sia vera] eziandio nel senso litterale, per le cose significate significa de le superne cose de l'etternal gloria, sì come vedere si può in quello canto del Profeta che dice che, ne l'uscita del popolo d'Israel d'Egitto, Giudea è fatta santa e libera. Ché avvegna essere vero secondo la lettera sia manifesto, non meno è vero quello che spiritualmente s'intende, cioè che ne l'uscita de l'anima dal peccato, essa sia fatta santa e libera in sua potestate. E in dimostrar questo, sempre lo litterale dee andare innanzi, sì come quello ne la cui sentenza li altri sono inchiusi, e senza lo quale sarebbe impossibile ed inrazionale intendere a li altri, e massimamente a lo allegorico."
Dante